Curare il malato curando le relazioni
Una riflessione a cura del Tavolo del Bene comune

Con il messaggio per la 32° Giornata mondiale del malato, intitolato “Non è bene che l’uomo sia solo. Curare il malato curando le relazioni”, il Santo Padre ha sottolineato che fin dal principio Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inserendo nel suo essere la dimensione delle relazioni. La nostra vita, plasmata ad immagine della Trinità, è chiamata a realizzare pienamente sé stessa nel dinamismo delle relazioni, dell’amicizia e dell’amore vicendevole: ne deriva che l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana, in particolare nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una malattia seria. Nella malattia la prima cura di cui l’uomo ha bisogno è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura di tutte le sue molteplici relazioni: con Dio, con gli altri che lo circondano – familiari, amici, operatori sanitari – col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile, e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada.

Il farsi carico delle difficoltà dell’altro apre al rischio di una relazione sbilanciata tra chi presta aiuto e chi riceve, un rapporto unidirezionale. Nel rapporto con l’altro è invece essenziale entrare nella dinamica del dare e ricevere in egual misura, e ridimensionare la propria immagine, affinché traspaia in noi il fratello misericordioso e attraverso noi si veda Cristo.

Facciamoci aiutare dall’incontro tra Maria e Bernardette a Lourdes, l’11 febbraio del 1958.
Spesso davanti ad un compito così impegnativo ci si sente impreparati, la paura frena tanti propositi – paura di sbagliare, di far male, di soffrire – perché una relazione autentica di incontro con malattie e disabilità severe apre ferite anche negli operatori. A tal proposito Santa Bernardette ci incoraggia: «Se la Vergine Maria avesse trovato una più povera di me, è lei che avrebbe scelta». 
Un ostacolo alla corretta comunicazione è spesso una questione di diverse altezze, culturali, sociali, posturali: durante alcune apparizioni Maria prende l’iniziativa per aiutare Bernardette, scende dalla nicchia posta in alto sulla roccia nella grotta e si mette alla sua altezza.
Il linguaggio è un altro aspetto fondamentale per instaurare un rapporto vero: Maria parla in patois-Bigourdan, la lingua di Bernardette, l’unica che conosceva. A volte la ricerca della comunicazione può essere fortemente ostacolata dalla difficoltà di esprimersi dell’altro ed espone alla tentazione di chiudere la conversazione, con frasi fatte; bisogna invece insistere, far ripetere e restare sinché non si trovi qualcosa da scambiarsi.
Un rapporto equilibrato richiede il rispetto convinto dell’altro, in qualunque condizione si trovi. Santa Bernardette sottolineava: «Mi diceva Lei…» e aggiungeva «Mi guardava come una persona che parla ad un’altra persona». Bernardette era considerata e trattata dai maggiorenti della città, dalle autorità, come una povera ignorante, un niente. È mandatorio guardare l’altro e non guardarlo; talvolta ci si rivolge all’accompagnatore per parlare dell’interessato!
Bernadette diceva «Ella mi sorrideva»: è Il sorriso ampio, accogliente, vero, che esprime felicità, così diverso dai sorrisi di circostanza e ancora più da quelli di pietismo; nell’incontro è lo strumento che mette a nostro agio e fa sentire accettati, a casa.
Il processo di avvicinamento necessita della nostra adesione fiduciosa, della volontà vera di mettersi in gioco. Maria ha chiesto a Bernardette: «Volete farmi la grazia di venire qui per 15 giorni?». La Vergine nel “volete” ha chiesto la sua adesione, un processo attivo di partecipazione, un “eccomi”; e ha precisato “farmi la grazia”: Bernardette e tutti noi uomini rappresentiamo una grazia per Maria, e Lei lo è per noi, un rapporto di reciprocità che sottolinea la nostra dignità di figli.
Alcune apparizioni sono state silenziose: Maria ha voluto sottolineare che l’ascolto e la presenza silenziosa in certe situazioni sono il miglior dono che si possa fare. Offrire una presenza, semplicemente stare al fianco, come Maria presente sempre sino in cima al Calvario.
La preghiera: pregare insieme e pregare per i peccatori è volgere il nostro sguardo nel profondo dell’altro, dove risiede la presenza di Dio. «Prego per lei Bernardette» e Bernardette pregava Lei.

Continua il santo padre: «Gli ammalati, i fragili, i poveri sono nel cuore della Chiesa e devono essere anche al centro delle nostre attenzioni umane e premure pastorali. Non dimentichiamolo! E affidiamoci a Maria Santissima, Salute degli infermi, perché interceda per noi e ci aiuti ad essere artigiani di vicinanza e di relazioni fraterne».