Ci sono luoghi cui siamo affezionati, perché legati a momenti importanti della nostra vita o a esperienze particolari. Ci sono altri luoghi che si impongono per la loro bellezza. E ce ne sono alcuni che parlano immediatamente al nostro cuore: ci trasmettono un messaggio e un fascino speciale.

Uno di questi luoghi incantati è il convento e la chiesa di Santa Croce in Villa Verucchio. Quando varchi il rude portone e ti immetti nel chiostro e ti trovi faccia a faccia con il cipresso di S. Francesco, subito ti avvolge un messaggio di pace, di serenità, di armonia e di bellezza. E questi sentimenti ti accompagnano nel visitare gli altri ambienti del convento, della chiesa e del bosco.

È un luogo ricco di storia e di fascino, che fa sentire viva la presenza di s. Francesco e fa scoprire ancora attuale il suo ideale di vita evangelica.

Noi frati minori che viviamo in questo luogo santo, custodiamo la memoria del passaggio di S. Francesco nel 1213 in viaggio verso S. Leo, custodiamo il cipresso da lui piantato, monumento vivente.

La guida che oggi viene pubblicata è uno strumento per rendere partecipi tanti amici, tanti pellegrini e turisti della straordinaria storia e bellezza della nostra casa, con il vivo desiderio che molti la possano gustare e che l’incontro con questa realtà doni loro gioia e pace.

È anche un modo per esprimere riconoscenza alle tante persone che lungo la storia hanno amato, custodito e aiutato il convento. Evidente e forte è il legame che unisce la popolazione di Villa Verucchio al “suo” convento: lo considera la propria casa, il luogo delle radici e dei valori irrinunciabili.

Sono davvero molti quelli che passano di frequente per ammirare il cipresso, per salutarlo, per ascoltarne la voce:

Il cipresso parla ancora. Esso racconta di colui che lo ha piantato, lo rende presente e attuale, trasmette la sua forza interiore, pur in mezzo a tante battaglie e ferite. Il suo profilo, decisamente orientato al cielo, indica una direzione, una meta; la sua fragilità, evidente nei rami monchi e nei puntelli oramai necessari, invita a prendersene cura, a custodirlo con amore; il suo mite silenzio, ricco di storia e di vita interiore, predispone a una vicinanza partecipe, a un abbraccio amorevole.

Al vederlo, pare di incontrare ancora Francesco e di essere accolti e salutati da lui. Se poi il vento fa stormire le maestose fronde di questa icona vivente, allora sembra che risuoni un messaggio antico: “Pace e bene”; un messaggio, un augurio e un invito per ognuno di noi, per tutti noi! [Pierpaolo Conti, “Cristiani e musulmani. In dialogo nel contesto della modernità”. Ed. Messaggero, Padova 2020, pagg. 18-19.]