Dalla “Lettera del Ministro e del Definitorio Generale a tutto l’Ordine”

Cari Fratelli e Sorelle, Il Signore vi dia pace! Siamo vicini a celebrare la festa di nostro padre e fratello Francesco, che in questa occasione coincide con l’inizio della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi. Il tema, il metodo e il processo proposti da Papa Francesco per il Sinodo fanno riferimento ad argomenti come: fedeltà allo Spirito, camminare insieme, ascolto, dialogo, discernimento.

 Il discernimento, attraverso l’ascolto e il dialogo, non è estraneo alla nostra tradizione spirituale e alle nostre origini, come testimonia san Bonaventura che descrive Francesco come colui che «aveva imparato dal Maestro supremo le cose grandi», ma che, non per questo «aveva rossore di chiedere le cose piccole a quelli più piccoli di lui. Era solito ricercare – aggiunge il Dottore Serafico – con singolare zelo la via e il modo per servire più perfettamente Dio, come a Lui meglio piace. Questa fu la sua filosofia suprema, questo il suo supremo desiderio, finché visse: chiedere ai sapienti e ai semplici, ai perfetti e agli imperfetti, ai giovani e agli anziani, qual era il modo in cui più virtuosamente poteva giungere al vertice della perfezione».

In questa occasione vorremmo approfondire il tema dell’ascolto, così importante nella nostra vita e missione. Il nostro carisma, infatti, è nato dal Vangelo ascoltato da Francesco alla Porziuncola, ascolto del Vangelo che è diventato subito anche ascolto della Chiesa, rappresentata nel sacerdote che ha spiegato al giovane Francesco il senso di quelle parole. Nel corso di quasi quindici anni, l’originaria forma vitae, partita da questo felice incontro col Vangelo, è stata adattata attraverso l’ascolto dei fratelli e dei segni dei tempi, svolto soprattutto nei Capitoli.

In tal modo, attraverso un fraterno discernimento operato da Francesco e dai suoi fratelli, il carisma francescano acquisì gradualmente la sua configurazione testuale che ricevette l’approvazione definitiva ottocento anni fa nella Regola bollata. Una dimensione dell’ascolto molto attuale, che vorremmo approfondire in modo particolare, è l’apertura reciproca all’interno delle nostre fraternità, l’accoglienza del dono del fratello, della sua parola, dei suoi bisogni, delle sue ricchezze e fragilità, che rendono le nostre relazioni fraterne un cammino di comunione nella fedeltà al Vangelo.

Un fattore molto presente è il fatto che ormai la maggior parte di noi vive contemporaneamente nel mondo reale e virtuale con il rischio di dover elaborare troppe informazioni allo stesso tempo. Non è da meravigliarsi che rimanga poco spazio nel mondo reale per l’ascolto del fratello e della sorella che ciascuno ha accanto a sé. Siamo molto concentrati su noi stessi e sul nostro modo di superare le sfide attuali.

Nel documento La Vita come Dialogo sulla scia di S. Francesco già alcuni anni fa si è proposta una riflessione sull’ascolto di qualità come via principale al dialogo. Anzitutto, si è sottolineato che la nostra esistenza parte da una chiamata all’ascolto:

«La nostra esistenza nasce da una chiamata. La parola dell’altro ci precede sempre; ci precede soprattutto la Parola che da sempre ha pronunciato il nostro nome: il nome di ciascuno nella sua povertà e nella sua dignità insostituibile. Siamo frati perché siamo stati chiamati e ‘donati’, ma anche perché abbiamo accettato di essere parola e ‘dono’ per gli altri. La fraternità è un dialogo che non inizia con noi e che noi non dobbiamo interrompere; esso si esprime in: parlare, ascoltare, confidare, accettare la differenza, rispettare l’altro, discernere lo Spirito e gli spiriti, chiarire e riconciliare conflitti. Il grande dialogo che regge la vita di Dio trasforma la creazione in una grande fraternità».

Questo ascolto in profondità, capace di superare le differenze e le polarizzazioni del nostro tempo, sta alla base della nostra vocazione come ci ricordano anche le Costituzioni Generali del nostro Ordine: «Si studino di ascoltare gli altri con sincera carità e rispetto, e dagli uomini, tra cui vivono, in modo del tutto particolare dai poveri, che sono nostri maestri, imparino volentieri, e siano disposti a dialogare con tutti».

Per non perdere il contatto con noi stessi e con gli altri in un tempo che tende a rinchiuderci in noi stessi, l’ascolto reciproco è dunque una condizione indispensabile affinché sia reso possibile un autentico processo di conversione e di rinnovo in fraternità. Occorre chiedere la grazia per convertire il cuore e per generare dinamiche relazionali mediante le quali la voce dell’intera fraternità possa risuonare nella sua originalità e bellezza particolare. Sarà l’esperienza di questa bellezza a generare riflessioni costruttive e decisioni condivise.

Sapendo che non ci sono ricette facili per imparare o reimparare l’ascolto reciproco, vorremmo proporvi alcune riflessioni finali che possono guidarvi ad alcune decisioni pratiche:

– L’ascolto con sincera carità e rispetto presuppone, anzitutto, la disponibilità ad essere attenti a come ascoltiamo l’altro: «Solo prestando attenzione a chi ascoltiamo, a cosa ascoltiamo e a come ascoltiamo possiamo crescere nell’arte di comunicare, il cui centro non è una teoria o una tecnica, ma piuttosto “la capacità del cuore che rende possibile la prossimità”».

– Paolo VI ha definito il dialogo «un’arte di spirituale comunicazione». Per questo sarebbe bene accompagnare l’ascolto reciproco e il dialogo in fraternità attraverso una prospettiva di fede e di spiritualità condivisa. Nel nostro ascolto reciproco c’è sufficiente spazio per l’aiuto che può offrire la fede e il nostro carisma francescano? Possiamo farlo restando in ascolto anche delle nostre differenze culturali, linguistiche, etniche?

– Il cammino sinodale che la Chiesa sta facendo ci invita ad allargare l’ascolto e il dialogo per superare i confini della propria fraternità o della famiglia francescana, e ad aprirci ad ascoltare il mondo con le sue culture e realtà, oggi sempre più complesse. Insomma, imparare ad ascoltare quelli di “fuori” (i laici che ci circondano, i collaboratori nella missione, i giovani, i non credenti e i cosiddetti “indifferenti”, gli immigranti, i lavoratori e gli anziani, le voci e le domande che ci pone il creato, …). Quali sono i momenti previsti in fraternità per aprirci a questo ascolto a 360°? Quali passi concreti possiamo cominciare a fare per imparare meglio a conoscere, interpretare e vivere la realtà intorno a noi, senza isolarcene?

Vorremmo concludere con una immagine presa dallo Specchio di perfezione che fa vedere l’importanza di vederci con gli occhi di Dio come una comunità basata sulla diversità e l’ascolto reciproco dove il frate minore non può essere frate da solo. Dice San Francesco «che sarebbe buon frate minore colui che riunisse in sé la vita e le attitudini» di molti altri frati: solo attraverso la loro fede e il loro amore alla povertà, la loro semplicità e la loro benignità, il loro buon senso e la loro preghiera, la loro pazienza e la loro carità… si può diventare un vero frate minore, nella sequela di Cristo sulle orme di San Francesco; sicuramente mai da soli.

Con i migliori auguri per una gioiosa festa di San Francesco in questo Centenario della Regola bollata e del Natale di Greccio, vi salutiamo con viva fraternità, restando in comunione profonda in un giorno così bello per tutta la nostra Famiglia.