L’Ordine dei Frati Minori è presente nei Luoghi Santi da otto secoli e custodisce insieme ai santuari anche il legame con i popoli che abitano quella Terra.
L’attuale situazione di violenza e di guerra ci amareggia profondamente, ci preoccupa per le sorti dei popoli che lì vivono e rende più intensa la nostra preghiera di intercessione per la pace.
I Frati Minori presenti nella Custodia di Terra Santa, insieme al Custode Fr. Francesco Patton, che è in contatto con Fr. Massimo Fusarelli, Ministro generale, stanno bene e restano sul posto accanto alle persone, continuando a pregare per la pace e a seminarla con gesti concreti.
Facciamo sentire tutti noi, come Ordine e come Famiglia Francescana, la nostra vicinanza, in attesa che possiamo, Dio voglia molto presto, tornare a visitare i luoghi santi.
Potremo esprimere così la comunione e l’appartenenza ai cristiani di quella terra e ai popoli che la abitano.
Preghiamo con il salmo 122, 6-9:
Chiedete pace per Gerusalemme:
vivano sicuri quelli che ti amano;
sia pace nelle tue mura,
sicurezza nei tuoi palazzi.
Per i miei fratelli e i miei amici io dirò:
«Su te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.
Dalle Catechesi di Papa Francesco (15 aprile 2020)
il Signore intende la sua pace come diversa da quella umana, quella del mondo, quando dice: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi» (Gv 14,27). Quella di Gesù è un’altra pace, diversa da quella mondana.
Domandiamoci: come dà la pace il mondo? Se pensiamo ai conflitti bellici, le guerre si concludono, normalmente, in due modi: o con la sconfitta di una delle due parti, oppure con dei trattati di pace. Non possiamo che auspicare e pregare perché si imbocchi sempre questa seconda via; però dobbiamo considerare che la storia è un’infinita serie di trattati di pace smentiti da guerre successive, o dalla metamorfosi di quelle stesse guerre in altri modi o in altri luoghi. Anche nel nostro tempo, una guerra “a pezzi” viene combattuta su più scenari e in diverse modalità. Dobbiamo perlomeno sospettare che nel quadro di una globalizzazione fatta soprattutto di interessi economici o finanziari, la “pace” di alcuni corrisponda alla “guerra” di altri. E questa non è la pace di Cristo!
Invece, come “dà” la sua pace il Signore Gesù? Abbiamo ascoltato San Paolo dire che la pace di Cristo è “fare di due, uno” (cfr Ef 2,14), annullare l’inimicizia e riconciliare. E la strada per compiere questa opera di pace è il suo corpo. Egli infatti riconcilia tutte le cose e mette pace con il sangue della sua croce, come dice altrove lo stesso Apostolo (cfr Col 1,20).
E qui mi domando, possiamo tutti domandarci: chi sono, quindi, gli “operatori di pace”? La settima beatitudine è la più attiva, esplicitamente operativa; l’espressione verbale è analoga a quella usata nel primo versetto della Bibbia per la creazione e indica iniziativa e laboriosità. L’amore per sua natura è creativo – l’amore è sempre creativo – e cerca la riconciliazione a qualunque costo. Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l’arte della pace e la esercitano, sanno che non c’è riconciliazione senza dono della propria vita, e che la pace va cercata sempre e comunque. Sempre e comunque: non dimenticare questo! Va cercata così. Questa non è un’opera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che è nostra pace, che ci ha resi figli di Dio.
La vera shalòm e il vero equilibrio interiore sgorgano dalla pace di Cristo, che viene dalla sua Croce e genera un’umanità nuova, incarnata in una infinita schiera di Santi e Sante, inventivi, creativi, che hanno escogitato vie sempre nuove per amare. I Santi, le Sante che costruiscono la pace. Questa vita da figli di Dio, che per il sangue di Cristo cercano e ritrovano i propri fratelli, è la vera felicità. Beati coloro che vanno per questa via.