Il “gruppo giovani” dell’Oratorio di Binasco, dopo i vari incontri e le testimonianze di quest’anno, in particolare quella di fr. Cristiano a febbraio, aspettava di vivere un momento in cui riflettere sul cammino percorso, sia insieme che a livello personale, ma anche un’occasione per staccarsi dagli impegni abituali e fare un’esperienza diversa di quotidianità. Ed eccoci il 29 aprile sul treno diretto a Venezia, e poi verso l’Isola di San Francesco del Deserto, dove proprio fr. Cristiano, fr. Camere singole e bagni in comune, e anche le foto del posto promettevano bene. Il tragitto per arrivare alle fermate dei vaporetti era indicato, insieme al punto di ritrovo a Burano, tappa più vicina per raggiungere poi il convento sull’isola. Il gruppo c’era, ci conoscevamo più o meno tutti, ma chi poteva immaginare che nel deserto avremmo trovato così tanta ricchezza! Certo allontanarsi in un posto isolato favorisce esperienze particolari, ma la collocazione non basta. Nonostante ciò, ogni persona si è impegnata per condividere un pezzetto delle proprie esperienze, dei propri sogni, dubbi e aspettative. Grazie alla guida dei frati francescani e alla loro ospitalità, quello che vedevamo unicamente come un luogo di ritiro e di preghiera si è rivelato molto più che una realtà chiusa e distante, perché la fraternità trasmessa da chi abita il convento ha favorito incontri e nuove connessioni.

Abbiamo vissuto insieme i pasti e le Messe, a contatto con un ritmo scandito dalla pre-ghiera e dai canti. E c’era spazio in questo tempo per passeggiare, tra rondini e gabbiani, avvolti dalla bellezza di una natura che semplicemente spontanea fiorisce, mostrando così una delle vie che portano a conoscere l’autore della Vita. Sull’acqua, il terreno per far radicare in noi il seme della Parola e delle parole che ci siamo scambiati. Ripartiamo rinnovati, arricchite per quanto abbiamo offerto agli altri, con domande da esplorare e la voglia di non fermarci sulla superficie delle nostre scelte e passioni. Possiamo essere una comunità che si adopera per guardare alle proprie ferite e fragilità con lo sguardo di chi perdona e così porta pace.