“Vorrei entrare con voi nei sentimenti di san Francesco, quando in quel Natale del 1223 assecondò l’inquieto impulso a inoltrarsi tra le rocce e i boschi intorno al villaggio di Greccio. Non da solo, accompagnato dai suoi fratelli e da un’umanità semplice e povera, fatta di contadini, di gente umile.

Ciò che ha spinto frate Francesco a vivere quel Natale è stato il desiderio, irresistibile, di vedere con i suoi occhi la povertà nella quale il Signore Gesù volle nascere. E questo per credere che Lui – crocifisso e risorto – è presente, vivo  e glorificato nello Spirito Santo, nascosto sotto poca apparenza di pane fino al giorno del suo ritorno.

Vedere ci richiama la fisicità della fede di Francesco: non gli basta pensare, ma vuole vedere con i suoi occhi, toccare con  le sue mani, odorare con le sue narici, sentire con le sue orecchie, gustare con la sua lingua. Insomma tutta la sua persona, i suoi sensi, sono messi in movimento dal desiderio, da ciò che più profondamente lo muove. La fede è semplicemente vita per lui.

Credere: la fede è accesa da quell’incontro che mi ha toccato e ha lasciato il suo segno nella  carne della mia vita. Il nostro credere individuale nasce e viene custodito dal grande “sì” della fede della Chiesa. E’ questo l’atto che compie quel vedere, quel toccare e lasciarsi raggiungere. Cerchiamo l’eco di questo “sì” anche nel misterioso viaggio che, per vie diverse, tante persone fanno verso il Mistero.

Francesco ci sorprende come sempre, e ci indica la strada che porta a Greccio, cioè verso i luoghi remoti, lontani dalle grandi rotte, per riscoprire proprio qui la possibilità di un credere nuovo, ricco anche oggi di vita e di futuro, da cercare come pellegrini nella notte”.

Vostro fratello e servo

fr. Massimo Fusarelli, ofm

Ministro Generale

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