«Un angelo del Signore si presentò a loro e la gloria del Signore li avvolse di luce» (Lc 2,9). Il tempo dell’Avvento e del Natale è la celebrazione dell’assurdo: le gravidanze impossibili di una donna sterile e di una ragazza vergine; il profeta Isaia che annuncia scenari del tutto improbabili, come la trasformazione in terra fertile del deserto o della steppa arida; promesse terapeutiche rivolte a chi ha handicap gravi, come ciechi, sordomuti, zoppi, lebbrosi; e quel povero marito di nome Giuseppe, che potrebbe lapidare la sposa ‘infedele’, ma sceglie la strada inversa: prende con sé la moglie e il bambino e li protegge con amore infinito.

L’annuncio degli angeli ai pastori rientra nella casistica degli eventi impensabili: questi soggetti altamente disprezzati dalle componenti più nobili del popolo ebraico, ritenuti sporchi, ignoranti, indegni, ladri e pericolosi, impossibilitati ad accedere al tempio, alla sinagoga e alla Torà, costretti a un lavoro durissimo e completamente privi di strumenti per conoscere e praticare le leggi di Dio, ebbene… proprio loro, i pastori, sono i protagonisti dell’incontro fra la terra e il cielo.

L’angelo del Signore ha scelto di consegnare agli ultimi il vangelo, l’annuncio gioioso che è nato il messia, il salvatore. I pezzenti sono avvolti dalla gloria; nella notte si accende una luce, eco evidente del celebre passo di Isaia: “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce; su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse” (Is 9,1). E il bambino nato a Betlemme, trent’anni dopo inizierà la sua vita pubblica citando lo stesso profeta, per confermare la scelta degli angeli: “Il Signore mi ha consacrato con l’unzione; mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri” (Is 61,1).

Il filo conduttore di tutte queste suggestioni bibliche è il messaggio di rinascita che il Natale porta con sé; se in questo preciso istante ti senti emarginato, abbandonato, sterile, arido o scarico di energie, il canto degli angeli si rivolge alla tua vita e ti ricorda che non hai scuse: “Oggi è nato per te un salvatore”. Oggi, adesso… non è questa l’ora di piangersi addosso. Ormai ci siamo sintonizzati sulle frequenze di Isaia; e allora lasciamo che risuoni un frammento della prima lettura, che si ascolta nella liturgia del giorno: “Prorompete insieme in canti di gioia, rovine di Gerusalemme” (Is 52,9). Il Natale è il giorno adatto per riassemblare i cocci della propria esistenza. E se in questo momento ritieni che la tua vita sia una “mission impossible”, sei la persona adatta a passare quest’anno un buon Natale: perché come disse l’arcangelo Gabriele… “nulla è impossibile a Dio” (Lc 1,37).  

Don Andrea Guglielmi parroco