«Io do la mia vita (…). Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18).
Gesù parla di autorità, di potere; il testo antico in lingua greca usa il termine ricorrente nei quattro vangeli: “exousìa”. Si tratta di una autorevolezza molto singolare: la facoltà di dare la vita. Gesù sta parlando della sua signoria verso se stesso, è libero dal proprio ‘ego’, dal bisogno di proteggere o affermare se stesso, come fa il mercenario, figura antitetica al Buon Pastore. Il mercenario pensa soltanto ai soldi; il principio ispiratore della sua esistenza è l’avidità; il Buon Pastore, invece, si prende cura delle pecore, le ama, si preoccupa della loro salute e del loro benessere, per amore si espone a qualsiasi pericolo. Questo è lo stile con cui il Signore risorto è costantemente nel cuore della comunità. I racconti pasquali si esprimono così: “Stette in mezzo a loro”. Il Kyrios vivente è una presenza fedele, che non abbandona mai il gregge, ma lo assiste, lo difende, lo cura, lo ascolta, lo ama intensamente. E mi colpisce molto questo riferimento all’autorità del Pastore; niente di oppressivo, niente di autocelebrativo: è soltanto il potere di dare la vita. È il dominio verso se stessi, che altre figure nella bibbia non hanno sviluppato. Adamo, Eva, Caino, Giuda, Erode, gli abitanti di Sodoma, la regina Gezabele: mercenari, egoisti, persecutori, omicidi. Gente infelice e irrisolta, a volte crudele. L’alternativa al male è il Buon Pastore, che trasmette alle pecore la sua forza vitale, chiamata Spirito Santo, il grande artefice della Pentecoste, colui che ispira la logica dell’alleanza, e accompagna le pecore a diventare come l’Agnello, colui che ha scelto di essere vittima per risparmiare e riscattare le vite degli altri. Il paradosso del cristianesimo è la coincidenza tra il Pastore e l’Agnello: non può esistere una libertà più grande; Cristo è libero dal rancore, dall’invidia, dalla paura, dal bisogno di autodifesa o di autoaffermazione, da qualsiasi ricerca di superiorità nei confronti degli altri. E tutto questo nasce dalla sua costante connessione con il Padre. Lasciarsi amare da Dio (o più semplicemente… lasciarsi amare) è ciò che permette agli umani di essere come la sorgente, cioè l’esatto contrario della stanchezza. E in questo preciso istante non ci servono i mercenari, coloro che si danno alla fuga; urge la presenza di pastori buoni e di sorgenti: perché c’è una grande sete di vita nel mondo, adesso…

Don Andrea