“Chiamò a sé i Dodici e prese a mandarli a due a due”. Mc 6,7

Partono i discepoli a due a due. E non ad uno ad uno. Forti solo di un amico e di una Parola. Solo un bastone a sorreggere il cammino, e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la stanchezza e un amico per appoggiarvi la solitudine. È importante quest’andare a due a due, avere uno su cui contare, un amico almeno, che ti garantisca, nelle parole del quale cercare l’evidenza che esisti, che sei amato, che sei capace di relazioni positive, che non si crede da soli. Perché se è solo, l’uomo è portato perfino a dubitare di se stesso. Il primo annuncio dei Dodici è la loro vita stessa, un evento di amicizia, un germe di comunità, la vittoria sulla solitudine.

E proclamarono che la gente si convertisse, ungevano con olio molti infermi e li guari­vano. Il loro messaggio è con­versione: giratevi verso la lu­ce, perché la luce è già qui. Le loro mani sui malati annunciano: Dio è già qui, è vicino a te con amore, e guarisce la vita, girati verso di lui. Quel­lo dei dodici è un viaggio den­tro l’uomo più autentico, li­berato da tutto il superfluo: non portate né pane né sacca né denaro, perché la nostra vita non dipende dai nostri beni, voi vivrete di fiducia: fi­ducia in Dio, che non farà mancare nulla, e fiducia negli uomini, che apriranno le loro case. «Bagaglio leggero impone il viaggio e cuore fi­ducioso. Domani non so se qualcuno aprirà la porta ma confido nel tesoro d’amore disseminato per strade e città, mani e sorrisi che apro­no case e ristorano cuori…» (M. Marcolini).

Non portate nulla per il viaggio. È la nudità della croce. I Dodici riproducono in sé il volto di Colui che li invia, l’Uomo che cammina povero e libero, senza un luogo dove posare il capo e pieno di amici. Non portate nulla, perché tutto ciò che hai ti divide dall’altro. Perché nessun uomo è ciò che possiede. Perché vivrai dipendente dal cielo e dagli altri, di pane condiviso e di fiducia.

I dodici, senza parole, con il loro stile di vita, contestano il mondo dell’accumulo, del­l’apparire, del denaro. Proclamano: «ci sono due mon­di, noi siamo dell’altro» (Cri­stina Campo). In questo mondo altro, la forza non risiede nei grandi mezzi mate­riali, ma nel fuoco interiore, nel suo contagio misterioso e lucente. La povertà dei di­scepoli fa risaltare la potenza creativa dell’amore. Invece le cose, il denaro, i mezzi, lun­go i secoli hanno spento la creatività della Chiesa. L’an­nunciatore deve essere infinitamente piccolo, solo così l’annuncio sarà infinitamen­te grande. Sono partiti a due a due, con niente. Ma i dodi­ci avevano un fuoco. Il fuoco si propaga col fuoco.

Entrati in una casa lì rima­nete. Ecco il punto di appro­do: la casa, il luogo dove la vi­ta nasce ed è più vera, ab­bracciata dal cerchio degli affetti che fanno vivere. E il Vangelo deve essere signifi­cativo lì, nella casa, deve par­lare e guarire nei giorni delle lacrime e in quelli della festa, quando il figlio se ne va, quando l’anziano perde il senno o la salute…

Se in qual­che luogo non vi ascoltassero, andatevene, al rifiuto i disce­poli non oppongono risentimenti solo un po’ di pol­vere scossa dai sandali. E non deprimetevi per una sconfitta, non abbattetevi per un rifiuto: c’è un’altra casa poco più avanti, un al­tro villaggio, un altro cuore. All’angolo di ogni strada germoglia l’infinito.

Quando si parla di evangelizzazione, il nostro pensiero corre subito al «che cosa vado a dire» e meno, molto meno, a «come devo essere io», al mio stile di vita. Ma lo stile non è secondario (A. Casati), mai come in questo caso lo stile è l’uomo. Perciò questo vangelo mi sgomenta. E ogni giorno io cerco un amico, un bastone, questo è così umano. Ma domani, ora cercherò il coraggio di non prendere con me nulla se non qualcosa di Cristo, un tratto del suo volto, riconoscibile. E ne parlerò, ma con poche parole, solo quelle che mi bruciano le labbra. L’Evangelo, la bella notizia dice: Dio è con te, guarisce la vita, purifica il mondo; è con te con amore. Questo auguro, a me e a ciascuno: Dio sia con voi, con amore!

Ermes Ronchi