«Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria» (Mt 1,20). Ancora una volta la protagonista indiscussa è lei. A dire il vero, non le piace essere una “prima donna”; si muove sempre come se fosse una banale comparsa, che scivola via in fretta senza dar troppo nell’occhio. Eppure è lei che fa la differenza. Mi riferisco a una parolina di tre lettere, una preposizione semplice: “con”.

Il vangelo di Matteo viene ‘incluso’ attraverso questa minuscola particella: all’inizio e alla fine della narrazione che il primo evangelista ci trasmette, troviamo sempre lei, la preposizione ‘con’; è uno stratagemma letterario chiamato tecnicamente ‘inclusione’. Nel primo capitolo viene citata la profezia di Isaia, che annuncia la nascita del messia, il cui nome simbolico è “Immanu-El”: Emmanuele, “Dio-con-noi”; le ultime parole che Gesù risorto pronuncia, nel versetto conclusivo del testo di Matteo sono queste: “(…) io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo” (Mt 28,20). Soltanto tre lettere; è un vocabolo microscopico, che fa di tutto per passare inosservato.

Questo è anche lo stile di Giuseppe, uomo giusto, che non colloca mai se stesso al centro dei discorsi; i suoi pensieri e i suoi gesti sono sempre rivolti agli altri, a proteggere, a custodire, a impedire qualsiasi ferita. Anche la preposizione ‘con’ si comporta così: non attira i nostri sguardi; eppure non so se esista nella lingua italiana una parola più importante: da lei dipende la qualità della vita umana. È lei il… “vangelo”! È lei che favorisce la piena maturazione delle relazioni e dei legami; gli ingredienti che donano sapore a qualsiasi rapporto – la prossimità, la cura, la tenerezza, il dialogo, la compagnia, l’alleanza, la comprensione, la responsabilità – dipendono tutti da lei.

Lo splendido film di Sean Penn – “Into the wild” – racconta la storia vera del giovane Christopher McCandless, che muore in Alaska nella solitudine più totale, dopo aver inseguito per anni il mito di una fuga dalla società. L’epilogo della sua esistenza è una tragedia straziante: finisce avvelenato da un’erba altamente tossica, di cui ignorava gli effetti collaterali. Nel film appaiono le sue ultime parole, scritte come un testamento spirituale lapidario: “Happiness is only real when shared“; “la felicità è reale soltanto se condivisa”. Remare per tutta la vita contro la preposizione semplice ‘con’… non porta a grandi traguardi. E anche il Figlio di Dio, Gesù, l’Emmanuele, il Dio-CON-noi, ha potuto nascere e crescere su questa terra perché un uomo giusto della casa di Davide, chiamato Giuseppe, non ha avuto paura di prendere CON sé Maria… e il bambino che stava per essere generato in lei.

Don Andrea Guglielmi parroco