Questi testi sono stato scritti sotto il fuoco della prima violenta persecuzione contro i cristiani, quando i discepoli di Gesù si trovano di colpo scomunicati dall’istituzione giudaica e, come tali, passibili di prigione e morte. Immaginiamo le prime comunità di Palestina, dove erano tutti ebrei, dove le famiglie cominciano a spaccarsi a motivo dello scandalo della croce di Cristo. Sono venuto a gettare fuoco sulla terra. Il fuoco è simbolo altissimo in cui si riassumono tanti segni della presenza di Dio: è la memoria del roveto ardente del Sinai, fiamma che arde e non consuma; è la fiamma della colonna di fuoco che guida il popolo nella traversata del Mar Rosso. E’ l’ardore del cuore dei discepoli di Emmaus o il fuoco ardente dentro le ossa per il profeta Geremia. E’ il fuoco dello Spirito promesso dal Battista e le lingue di fuoco a Pentecoste. E’ il sigillo nuziale del Cantico dei Cantici: le vampe dell’amore di Dio. Il fuoco che Gesù desidera con impazienza gettare o donare è proprio lo Spirito Santo. E lo Spirito significa entrare in piena comunione con il Padre e con il Figlio; potere essere veramente abbracciati e inclusi in questa Comunione d’Amore. Questo fuoco per noi è già una realtà: noi lo viviamo e ne beneficiamo. E’ presenza viva e operante in noi dal giorno del nostro Battesimo. L’immagine del fuoco, come dice papa Francesco, richiama proprio quello che è lo Spirito Santo, ovvero una forza creatrice che purifica e rinnova, brucia ogni umana miseria, ogni egoismo, ogni peccato, ci trasforma dal di dentro, ci rigenera e ci rende capaci di amare. Tuttavia l’azione dello Spirito Santo non si ferma nel nostro cuore, ma prosegue, come un incendio che partendo dal cuore può svilupparsi e far progredire il Regno di Dio: è un fuoco che ci spinge, che dona coraggio apostolico, che ci aiuta a superare i muri e le barriere, ci rende creativi e ci sprona a metterci in movimento per camminare anche su strade inesplorate o scomode, offrendo speranza a quanti incontriamo. Con questo fuoco dello Spirito Santo siamo chiamati a diventare sempre più comunità di persone guidate e trasformate dallo Spirito, piene di comprensione, persone dal cuore dilatato e dal volto gioioso. Il fuoco dello Spirito Santo ci porta a farci prossimi degli altri: delle persone che soffrono; a farci carico di tante miserie umane, di tanti problemi: dei rifugiati, dei profughi, dei perseguitati… Questo fuoco riscalda e dona vita. Di questo fuoco siamo chiamati a vivere: il cuore del Padre.