Il Vangelo di questa domenica ci presenta l’apostolo Giovanni in una tappa del suo cammino di discepolato dove manifesta ancora la necessità di un cambio di mentalità.
Il più giovane degli apostoli, essendo venuto a conoscenza di un tale che compiva guarigioni pur non appartenendo alla cerchia dei discepoli,  sdegnato si rivolge a Gesù dicendo: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva».  Giovanni si mostra geloso, così come Giosuè avendo saputo che due persone hanno iniziato a profetizzare sebbene non si siano recate alla tenda del incontro, sdegnato chiede a Mosè che impedisca loro di proseguire la loro attività profetica (cfr. I Lettura; Nm 11,25-29). 
Gesù e Mosè rimproverano coloro che avevano creduto di dare buoni consigli, svelando le vere motivazioni di Giovanni e di Giosuè. Dice bene Mosè: «Sei tu geloso per me?». È la gelosia, il sentimento malato (e quindi bisognoso di guarigione) che altera le buone intenzione di quei discepoli zelanti.
Perché e in che modo la gelosia è un peccato? 
Il geloso non tollera che un altro possa fare qualcosa di buono. Fondamentalmente è una mancanza di autostima. Si teme che il bene compiuto dall’altro possa mettere in risalto la propria incapacità. Quindi si arriva all’assurdo di preferire che il bene non si compia piuttosto che lo faccia un altro.
Ma la gelosia è un peccato ancora più grave perché fa dimenticare chi è il vero datore di ogni bene, ossia Dio. A riguardo, la gelosia è molto affine all’invidia di cui parla Francesco nell’Ammonizione VIII: «…Perciò, chiunque invidia il suo fratello riguardo al bene che il Signore dice e fa in lui, commette peccato di bestemmia, poiché invidia lo stesso Altissimo, il quale dice e fa ogni bene» (FF 157).
Alla scuola di Gesù, impariamo ad abbattere ogni confine e a riconoscere tutti quei semi di bene presenti ovunque e che sono tracce del medesimo Spirito. «Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa». È un invito alla fiducia e a cessare con ogni atteggiamento sospettoso, che vede ovunque complotti all’esterno.
C’è una direzione verso la quale puntare la nostra attenzione ed è dentro di noi, lì dove sorgono le nostre intolleranze e i nostri rancori verso tutto ciò che appare fuori dai nostri schemi. «Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala… se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo… se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via».