Ci accostiamo con gratitudine al cibo che mangiamo perché il mangiare è strettamente collegato con la vita: viviamo perché mangiamo, e il cibo non è scontato: può esserci o mancare, e se manca è in pericolo la vita. Quindi Dio, che è Dio della Vita e all’origine della vita, c’entra con il cibo, e la tavola è,per eccellenza, il luogo di incontro con Lui, perché lì continuiamo a ricevere vita.

“Gli antichi”, di cui parlano farisei e scribi, probabilmente avevano questo in mente e in cuore quando hanno iniziato a prepararsi in un certo modo prima di arrivare a tavola, tramandando poi quelle usanze. Queste li aiutavano a ricordare che mangiare ci tiene in relazione con Dio.

Quello che con forza, con violenza, Gesù condanna è l’ipocrisia di chi pone la domanda. Ipocrita è l’attore, quello che fa la recita, simula, fa finta, si nasconde dietro una maschera.

Gesù sa che non servono a niente le mani pulite, se poi questo è il metro con cui misuri gli altri e li guardi per coglierli in fallo, per determinare un noi e un loro, un dentro e un fuori, un puro e un impuro. Sei diviso dagli altri, quindi diviso dal Dio della Vita che fai finta di celebrare. E osservare la tradizione è solo una maschera per sentirti giusto. Anche davanti a Dio. Anche con Lui spesso non riusciamo a mollare la maschera, pensiamo di doverci mostrare meglio di quel che siamo per paura che a nessuno, nemmeno a Lui, vada bene come siamo.

E questo Gesù non lo può proprio sopportare.

L’ipocrita è ipocrita, cioè si mette a recitare, perché ha paura. Paura di non essere amabile così com’è. Di non essere accolto, avvicinato, di non saper amare, di poter fare solo male. Ha paura del suo cuore, del male che c’è in lui. Del suo cuore impuro. Che quindi va mascherato.

Ma Dio non ci casca. Non guarda l’apparenza Lui: guarda il cuore. Anche se abbiamo infinite maschere addosso Lui solo conosce quello che c’è sotto, il cuore, il nostro vero volto. Lo conosce, sì, e lo ama.E non vede l’ora che la smettiamo di sprecare tante energie per camuffarci, e ci avviciniamo così come siamo, con le mani e il cuore non lavati, senza più paura, a Lui che vede e ama tutto di noi.

Smettiamo di nasconderci e lasciamoci guardare. Giù la maschera davanti al suo sguardo che non ci fa vergognare anche se siamo nudi, perché già ci ama.

E di noi, con le mani sporche e il volto libero, il Dio della Vita dirà ancora come all’inizio: «Sei cosa molto buona».