Siamo ritornati, come si dice, con la coda tra le gambe. Pensavamo di mettere in trappola Gesù chiedendogli se fosse lecito pagare il tributo a Cesare: se avesse detto sì, avrebbe perso la stima del popolo; se avesse detto no, potevamo accusarlo presso i Romani.

La sua risposta ha messo in chiaro che il nostro, più che un pagare, è un rendere, salvaguardando i diritti dello stato e riconoscendo i doni di Dio, che va ringraziato ed amato con tutto il cuore.

Proprio nel mio cuore le cose adesso vanno male: le prime parole che abbiamo detto a Gesù erano un tentativo di adulazione, ma ora mi sono accorto che sono proprio vere. Non mi guardato solo in faccia, ma dentro, e ho scoperto tutta la mia meschinità: ha ragione, sono un ipocrita.

Abbandonerò la scuola dei farisei e seguirò lui.