“E questa è la volontà di colui che mi ha mandato: che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma che lo risusciti nell’ultimo giorno”. Gv 6,39.

Questa domenica, Commemorazione di tutti i fedeli defunti, ci offre dei versetti del vangelo di Giovanni che sono preceduti da questa affermazione di Gesù: “Io sono il pane della vita”. È una metafora in cui si applica al Signore tutto ciò che possiamo dire del pane. Come il pane è simbolo della vita, così Gesù è la vita. Se qualcuno dà un pane significa che vuol condividere quel pane e la vera vita consiste nella condivisione. Il pane è umile, necessario, disponibile, appetibile e tutto ciò lo possiamo attribuire a Dio. Il pane se lo si mangia comunica energia. Dio si dà effettivamente da mangiare, lo si introietta, lo si mette dentro e diventa nostra vita, nostra forza, come il pane. Questa simbologia del pane è bellissima perché dà il vero significato, la vera realtà: Dio ci vuole comunicare la sua vita che è la vita del Figlio e il Figlio è rivelatore dell’amore del Padre.

Dio ci ama fino al punto da non poter permettere che ognuno di noi vada a finire nel nulla, nel vuoto, nella semplice dissoluzione. Il Suo amore è talmente grande che ci viene a raccogliere dall’abisso di questo finale inesorabile che segna la creazione. Nel vangelo di oggi Gesù dice: “sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell’ultimo giorno. Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell’ultimo giorno”.

Questa è la bella notizia del Vangelo: Gesù non lascerà cadere niente di noi e della nostra storia. In Lui tutto può rinascere, tutto può essere ricostruito, tutto può ricominciare. Questa è la nostra speranza, anche nelle difficoltà e nelle fatiche quotidiane. Oggi, il vangelo è costretto ad affrontare sempre nuove sfide, ma l’autore della lettera ai Romani, san Paolo, è giunto a una certezza che assomiglia a quella di Giobbe: “io so”, che il Signore Gesù, il Crocifisso Risorto, è vivo!

Mai come oggi dobbiamo chiedere al Signore il dono della fede, perché solo esso vince davvero la morte!

Sorelle Clarisse Monastero Porto Viro