È possibile, per noi, pensare di perdonare un torto quattrocentonovanta volte?

Sì, è possibile. Difficile ma possibile.

Dovremmo solamente imparare ad ascoltare le grida che spesso rivolgiamo al Signore. Allora potremmo anche sentire le grida che i nostri fratelli rivolgono a noi. «Orecchie, più che mani», pare dirci Gesù.

Nell’epoca del fare, dell’essere produttivi, forse dovremmo chiedere a Dio di iniziare ad essere capaci di ascolto, di inutilità, di prossimità vera. Dovremmo chiedere la grazia dell’esagerazione, quella santa, quella che ci porta a entrare nella vita insieme agli altri e alle loro ferite, ai loro sbagli.

Perché, a guardarli bene, non sono tanto diversi dai nostri.