Molto concreto il nostro Dio, molto terreno.

Un Dio che mi ricorda l’amore per la terra, per questa terra così come è; senza affrettate fughe in cielo; senza spiritualismi. Fede è ri-appassionarmi di questa zolla di umano che mi è regalato; volti, storie. Possedere con amore, senza trattenere, un pezzo di terra che mi è stato affidato. E piantarvi una vigna: non stancarmi di gettare semi, invocando occhi che sanno scorgere i frutti in essi racchiusi. Con la consapevolezza che proprio qui si gioca la fiducia di Dio nei miei confronti. In quel suo apparente andarsene lasciandomi il campo. In quel donarmi l’opportunità (che è la mia felicità più profonda) di imparare il mestiere di un Dio contadino. Il mestiere di amare.

Essere semplicemente un frammento della sua cura per tutti.