Chi sei tu, dolcissimo Iddio mio? E che sono io, vilissimo vermine e disutile servo tuo?

Queste parole, intrise di stupore gaudioso e dolente, sono attribuite a Francesco d’Assisi. Tre secoli più tardi, Giovanni della Croce, carmelitano, riecheggerà con accenti personali, il medesimo stupore: «O dolcissimo amore di Dio, mal conosciuto!».

Dio che pure è tutta la nostra dolcezza, è così al di sopra di ogni immaginazione che noi facciamo fatica di fronte al suo mistero. Egli ci ama troppo, e in questo troppo c’è una sorta di ineffabile sofferenza. Nel vangelo di questo giorno, i discepoli ancora non credevano proprio per l’eccessiva gioia.

Ma ancora e sempre Dio che è amore, ci soccorre, si avvicina, ci istruisce con rispetto e pazienza e, con fiducia, ci invia.