Disprezzare. Mi colpisce questo verbo; di primo acchito mi dico: è qualcosa che non mi riguarda, io non disprezzo nessuno! Come se disprezzare fosse riducibile al semplice dire o fare qualcosa di brutto che squalifica l’altro.
Ma se guardo il verbo posto nella prima parte della frase (ascoltare) e mi accorgo che descrive l’atteggiamento opposto, allora la questione cambia; eccome. Disprezzare parla del mio non ascoltare; della mia fatica a dare valore, prezzo, consistenza all’altro. Il testo mi dice di più: dove risiede il valore di chi ho accanto se non in quella bellezza, in quel pezzettino di Dio che lo abita?
Allora disprezzare un fratello significa non accorgermi di quel Dio che lo abita. Ed è un peccato grande, perché quel Dio, forse, ha da dire qualcosa proprio a me.