È la compassione il motore che muove l’uomo di Nazareth. Compassione: termine di una carica infinita.
Gesù, pastore bello, vede l’enorme stanchezza e smarrimento che pesa sul cuore dell’uomo. Prova dolore per il dolore del mondo. Non in superfice, ma nelle viscere. E risponde non a parole, ma scendendo, chinandosi, condividendo. Si fa prossimo entrando dal basso. Pastore bellissimo con lo stile dell’agnello: «Ecco l’agnello di Dio che prende su di sé il peccato del mondo».
È questo stesso ministero di prossimità che affida ai suoi discepoli. Signore, eccomi, manda me. Mandami come operaio della compassione, artista di tenerezza. Mandami con mani che sanno sorreggere e accarezzare, asciugare lacrime e trasmettere forza. E dire Dio così.
Nella certezza che la messe è abbondante.