Non hanno il potere di Erode, non la sapienza degli scribi e dei sacerdoti; ma hanno qualcosa che a Gerusalemme se lo sognano: strada nelle gambe e sguardo pieni di luminosi orizzonti.

I Magi hanno il cielo nei loro occhi, si chiama passione; ed è l’unica forza che muove il cammino, l’unica cosa che permette di cercare la verità e di trovarla adagiata su un pezzo di terra, ad attenderli. I Magi si nutrono di cielo e lo trasformano in sentieri di terra.

A volte sbagliano strada, ma dagli errori si può anche imparare. Hanno piedi sporchi, lacrime di stupore a solcare il viso, sanno chinarsi, adorare. E questo basta; perché nella vita, nella preghiera, è questione di un dove, un luogo, un bimbo da amare, da portare alla bocca, da baciare. Nostalgia di una liturgia più umana, più terra terra.