Certo, l’abbiamo sempre detto che sei nostro maestro e Signore: è per questo che ti abbiamo seguito, sognando traguardi di gloria, come tu stesso hai potuto vedere, quando discutevamo chi tra noi fosse il più grande, quando ambivamo un posto di prestigio nel tuo futuro governo.

Ma ora ci hai completamente spiazzati: è così che tu regni? Vedendoti chino sui nostri piedi, ci chiedevamo se ancora ti avremmo chiamato come prima, perché il condottiero si era trasformato in uno schiavo. Eppure ripensando alle parole che ci dicevi lungo il cammino, al gesto di indicare un bambino come modello di grandezza, c’era da aspettarselo.

Regnare non è dominare per imporsi sugli altri, ma servire per crescere assieme agli altri, per partecipare a quella vita divina che sei venuto a donarci in abbondanza.