Istintivamente pensiamo alla luce come al contrario delle tenebre. Il racconto della trasfigurazione ci dice che ci sono tenebre che si accendono perché la luce è troppa, accecante, abbagliante, come quella del Tabor, come quella della croce: la croce è la luce abbagliante di Dio vestito di tutto il nostro peccato, di tutta la nostra tenebra.
Da allora, tutto il buio che è in noi nasconde la presenza di Dio: laddove ha abbondato il peccato, ha sovrabbondato la grazia. Così il Signore ci abitua a sostenere la sua alterità e la sua trascendenza. Appena gli occhi si abituano alla tenebra della sua luce abbagliante, vediamo di lui il suo scandaloso, infinito amore, il suo offrirsi nudo al nostro sguardo.
A noi, che dall’inizio dei tempi ci siamo nascosti perché ci siamo scoperti nudi.