Parecchi anni sono rimasta inerte, senza poter svolgere i consueti lavori, riuscivo a malapena a strofinare le pagine dei libri e così ho conosciuto la storia di una mia antenata, una sinistra raffigurata nella Cappella Sistina, tesa per ricevere la vita dal creatore.

Vita che è stata malamente custodita, sempre per via di quella mano tesa stoltamente tempo dopo nel sospetto che Dio ci tenesse schiavi e nell’illusoria ricerca di affrancarci da lui. Così mi ero rassegnata a portare come eredità il frutto amaro di quella ribellione, finché oggi nella sinagoga ho udito quella parola imperiosa di Gesù.

Ho sentito la vita fluire in me, sconfiggendo la paralisi e ridonandomi tutte le mie facoltà: mi sono subito ripromessa di cercare e cogliere solo frutti belli sì, ma soprattutto buoni e veraci.