La contrapposizione radicale tra Dio e il denaro che questo brano ci mostra ci lascia un po’ stupiti, se pensiamo che la fede di Israele ha sempre considerato la ricchezza come il segno della benedizione del creatore.

Al cuore di questa denuncia di Gesù c’è la necessità di mettere in guardia dall’idolatria del denaro. Infatti la ricchezza rischia di ingannarci, in questo senso è disonesta: ci fa promesse che poi non mantiene. Gesù non loda tanto la disonestà, quanto piuttosto la scaltrezza dell’amministratore del vangelo di ieri. Egli sa trasformare beni e ricchezze in relazioni: dimostra quindi di non essersi lasciato ingannare, sa essere libero di utilizzare quei beni come un mezzo e non come un fine.