Non è il caso di tacere, né per prudenza, né per pigrizia. Il popolo, chiunque si riconosce nell’appartenenza all’umano, merita di ricevere da noi una parola che sostenga, conforti, incoraggi a riprendere il cammino.

Parlare agli altri, senza giudizio o superbia, ma per sollecitudine e amore, è un modo forte per ricordare a noi perché siamo al mondo, per non affogare nelle nostre paure o rimanere impastati nel nostro ego che cerca solo di affermare se stesso. Siamo figli di Dio, araldi del vangelo. Tutti, in ogni situazione, non perdiamo occasione per richiamare i fratelli e soprattutto, così facendo, per richiamare noi alla fedeltà a quell’annuncio che abbiamo ricevuto.

Forse tanto tempo fa, per riuscire a sentirlo come una novità che ci trasforma. Eppure è la nostra unica speranza.