Signore, se tu venissi ti meraviglieresti della nostra fede, trovandoci immersi in un mare di incredulità, di apatia, di compatimento se non di aperta ostilità.

Qui, Signore, si stupiscono del nostro essere credenti, anzi ci definiscono creduloni. Il beato giudice Livatino, ucciso dalla mafia, diceva che non importa essere credenti, ma credibili. Quanta responsabilità abbiamo se ci etichettano come creduloni invece che come credenti credibili?

I pregiudizi, il conoscerti solo per quel che dovevi essere, secondo loro, cioè il figlio del fa- legname, non permette ai tuoi compaesani di aprirsi alla novità che le tue parole avrebbero potuto suscitare scuotendo la loro noiosa, ma rassicurante, routine.

Tu non ti fai scoraggiare e riprendi a insegnare, insegnare, insegnare…