Un uomo va incontro a Gesù, mostrando la sua sete di relazione, di vita. Una sete che si esprime in modo impetuoso, aggressivo, che suscita paura.

Gesù non fugge di fronte alla violenza verbale, rimane di fronte a lui, accoglie le sue urla. Non si lascia bloccare dall’espressione esterna del malessere: ascolta la sofferenza che ci sta dietro. Non guarisce in modo magico, ma attraverso l’arte dell’incontro e del dialogo.

Il dialogo inizia chiedendo il nome, perché chiedere il nome significa far emergere l’identità personale. Gesù cerca di liberarlo dall’impersonalità dell’essere un uomo «posseduto da uno spirito impuro» e di restituirgli la dignità di uomo amato nella sua sofferenza.

Con il coraggio di chi crede alla forza della parola e concede fiducia all’altro. Sempre.