La fine dell’anno dice già un inizio, rimanda ad un nuovo principio.

Il prologo del vangelo secondo Giovanni è come un’aurora nei mesi invernali: la parola incarnata si stanca di aspettare e freme per venire tra noi. Anticipa le mosse, proclama il suo che anticipa il nostro sì.

Ritroviamo tra noi questo dono chiamato Gesù, e non possiamo che dirgli grazie commossi per averci accompagnato in quest’anno, anche se qualche volta non l’abbiamo riconosciuto.

Grazie perché non solo abbiamo visto e udito, bensì abbiamo contemplato il suo manifestarsi: qualche volta come luce splendente, più spesso come un delicato ma ben più amorevole lumicino.

Grazie per il suo essere figlio, come noi.

Cosa dire di più? Grazie perché ancora vuole continuare a fare tutto questo per noi, per sempre.