Il tragico episodio che l’evangelista Matteo riporta, dopo la scena carica di stupore dell’adorazione dei Magi, ci richiama bruscamente un elemento essenziale della nostra fede.

Dio, nel suo verbo fatto carne, viene nel mondo nella forma di un’impotenza radicale e conosce fin da subito l’impatto violento del rifiuto e della condanna a morte: Erode vuole cercare il bambino per ucciderlo. La poesia del Natale s’infrange presto contro l’orgoglio dell’uomo, che insegue il protagonismo, ambisce alla gloria, riduce l’insopprimibile bisogno di essere amato alla ricerca di un potere da assicurarsi ad ogni costo, anche a prezzo della vita innocente di altri.

Dio ci conceda di accogliere a mani vuote e cuore disarmato la sua presenza umile e mite.