Nelle due parabole che il vangelo secondo Marco oggi ci consegna, notiamo che il presupposto per la crescita del seme del regno è costituito da un terreno che sappia accoglierlo nei suoi solchi.

Questo terreno può essere immagine della nostra vita, della nostra identità, di ciò di cui siamo impastati, di ciò che siamo in superficie e in profondità. Se quel seme, che è la parola di Dio, incontra la nostra vita, il terreno sarà portato a produrre spontaneamente un germoglio.

Il terreno riconoscerà in quel seme un richiamo ancestrale, qualcosa che si adatta perfettamente a ciò che sono e che rende più autentica la mia vita; qualcosa che dà significato alla terra della mia vita e la rende feconda, un seme che è proprio pensato su misura per me.