Il racconto ci immette nella corsa di Pietro e del discepolo verso il sepolcro di Gesù, in cui si trovano ormai solo i teli e il sudario.
Al correre e fermarsi seguono i gesti del chinarsi e dell’entrare, con i quali si intrecciano il vedere, l’osservare e poi il credere. L’evangelista Giovanni, che non usa mai il sostantivo fede, ma soltanto il verbo credere, mostra che la fede è un atteggiamento dinamico del cuore e della vita.
L’assenza del corpo nel sepolcro è il primo flebile segno che muove i discepoli verso un nuovo sguardo sulla morte di Gesù. Non è ancora fede pasquale, fondata sull’incontro con il Risorto e la comprensione delle scritture, ma il discepolo abitato dall’amore intravede già, attraverso gli ormai inutili teli funebri, un oltre da attendere con fiducia.