Il nostro gioco davanti alla casa è stato interrotto dall’arrivo di quegli uomini che stavano discutendo, sentivo un gran vociare, ma ci capivo poco: cose da grandi.
Mentre riprendevamo quello che stavamo facendo, ecco che il loro capo mi chiama vicino: obbedisco, un po’ impaurito, ma anche curioso di sapere il perché. E sento che dice agli altri che devono imparare da me che sono il più grande: non certo per la statura, né per il modo di pensare e giudicare, perché anche in questo caso sarei dovuto crescere. Ma per il fatto che ricevo tutto ciò che mi viene donato con semplicità e fiducia, anche se a volte faccio i capricci, e riconosco di averne bisogno.
Anche loro dovevano fare lo stesso con suo padre, che non vedevo, ma che sarà molto buono se ha un figlio così, che apprezza i bambini.