La reciprocità nel servizio; miracolo quotidiano.

Penso a tutte quelle volte in cui tento di mettermi a servizio, di dare una mano a qualcuno; all’altro che io credo di servire, ma che alla fine si fa servo di me, della mia felicità. Mi aiuta a uscire da me stesso, a tirar fuori tutto l’amore di cui sono capace; a far brillare la mia umanità nel dono. Come se la debolezza dell’altro risvegliasse dentro di me energia e tenerezza che mai avrei pensato di avere. Dentro quella debolezza si nasconde, mescolata, l’umiltà di Dio. Un Dio capovolto: non con lo scettro in mano, ma con l’asciugatoio cinto ai fianchi. Non un padrone, ma un servo; un Dio che si china ai miei piedi regalandomi vita.

Ecco perché i poveri sono i nostri maestri; ecco perché i poveri li avremo sempre con noi.