Vedrò cose più grandi? Dopo aver incontrato questo rabbì che mi ha scrutato nel cuore, che ha tessuto un elogio alla mia schiettezza e che io ho proclamato Figlio di Dio e re d’Israele? Cosa ci sarà ancora?

Sto ripensando alle parole che ho detto a Filippo quando mi ha parlato di Nazareth come patria dell’atteso da tutte le scritture: non riuscivo, e non riesco ancora, a conciliare la gloria del messia con origini così umili, da un paesello fuori mano, dalla famiglia di un falegname.

Ma forse è proprio questo il nocciolo della questione: le cose più grandi non son da cercare in alto, ma in basso, in questo uomo che ha disceso la scala degli angeli per farsi prossimo a ciascuno, che ha condiviso la nostra vita e la nostra morte per risalire, non più solo ma con tutti noi, la medesima scala.