Con le lacrime agli occhi, Gesù denuncia alla sua città il dramma di non aver saputo riconoscere il tempo della visita di Dio.

Ci è difficile immaginare la profondità di quel dolore, che sgorga da un cuore che ama molto più di quanto noi possiamo amare, e che freme di compassione indicibile per la sua terra. Egli parla a Gerusalemme, con il vivo desiderio di lavarne il cuore indurito e dischiuderlo all’accoglienza della sua persona. Quelle sante lacrime scorrono anche per noi, induriti da schemi e da preconcetti secondo i quali Dio dovrebbe venire in questo o in quell’altro modo, impedendoci concretamente di accoglierlo nella nostra casa, commensale alla nostra tavola.

Benedette, allora, quelle lacrime che lavano anche i nostri cuori e li dischiudono finalmente all’incontro.