Un Dio vignaiolo, contadino, che si dà da fare tutto il giorno attorno a me. Mani e passione.

Un Dio che non impugna lo scettro del potere, ma una povera zappa. Non siede sul trono della maestà, ma sul muretto della mia vigna.

Come faccio ad avere paura di un Dio così, che si prende cura di me con tutto sé stesso perché io mi riempia di buoni frutti? Ogni tralcio che porta frutto lo pota perché porti più frutto. Potare la vite non significa amputare per fare del male. Significa semplicemente togliere il superfluo e dare forza alla pianta. Qualsiasi contadino lo sa: la potatura, se fatta bene, è un dono che fa crescere meglio! Così il Dio contadino mi lavora con un solo obiettivo: la fioritura di tutto ciò che di più bello e promettente è impresso dentro di me.