La conclusione del vangelo di Marco, così asciutta e ruvida, pare gettare una luce impietosa sui discepoli, cioè su di noi.
Questo vangelo parla di noi, parla di me! Dice della mia durezza di cuore e incredulità. Sì, perché la risurrezione è incredibile: non è l’annuncio nel quale ci si attende di incappare dopo eventi tragici di morte. La risurrezione ha la pretesa di dire una parola definitiva capace di strapparci via il cuore di pietra per darci un cuore di carne. Se la pietra è stata rotolata via dal sepolcro è possibile anche questo trapianto di cuore: è possibile anche per noi l’opzione decisiva per la fede nel risorto.
Solo da questa fede possono nascere l’amore fraterno e la capacità di dare credito, fiducia alla testimonianza che di lui ci danno i fratelli e le sorelle.