Quando ancora non c’erano i detersivi sintetici ero molto usata in lavanderia: setacciata e filtrata, rendevo il bucato così bianco che più bianco non si può.
Ora mi hanno messo da parte, ma nella liturgia non ho perso il mio fascino evocativo per la precarietà della vita umana e anche per il candore di un cuore nuovo. Sono il simbolo esteriore di quanto lo Spirito può operare in chi mi riceve umilmente sul capo, ricordando donde viene e dove ritorna, accogliendo la buona notizia del vangelo per tradurla in vita rinnovata.
Come io sgrassavo e facevo luccicare stoviglie e vetrerie, così lo Spirito rende trasparente e nitido il diaframma attraverso cui il Padre scruta il nostro cuore, lo purifica, lo accende: non per incenerirlo, ma per renderlo partecipe del suo stesso amore.