L’accondiscendenza divina rivelata nel mistero dell’incarnazione del verbo è mirabile e ammirabile: non cessa di stupire la mente, di commuovere il cuore e di far esultare lo spirito.

Dio si è fatto uno di noi, «bisognoso e povero, perché gli uomini che erano poverissimi e bisognosi e soffrivano l’eccessiva mancanza di nutrimento celeste, fossero resi in lui ricchi con il possesso dei regni celesti»: così dice Chiara d’Assisi.

L’uomo è un essere di bisogno, un essere affamato ed ecco, Dio, «un così grande e tale Signore», si fa cibo, si fa pane e vino. Sicché «chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai».

Andiamo dunque a lui, noi che conosciamo fame e affanno, sete e stanchezza. Andiamo a lui, rimaniamo in lui. Egli è la vita eterna.