Quaranta giorni dopo la notte luminosa di Natale il Signore si presenta ed entra come luce nel suo tempio di pietre e di persone.

Noi lo accogliamo ancora neonato, ma già ricco di quanto le letture ci ricordano: «egli è come il fuoco del fonditore», scrive il profeta Malachia e vediamo… un neonato. «Egli è segno di contraddizione, è qui per la rovina e la salvezza» dice Simeone e abbraccia… un neonato.

La lettera agli Ebrei ci spiega che Gesù doveva avere in comune con noi il sangue e la carne per passare dall’impotenza di un neonato alla potenza dello stesso corpo che attraversa e vince la morte perché offerto per i fratelli in totale abbandono al Padre.

Ringraziamo per le persone consacrate, segno silenzioso e prezioso dell’amore di Dio per il suo tempio che siamo noi.