Avevo paura! Ricordo bene quel giorno. Che ne avrei fatto di un solo talento? Investirlo? Il rischio era alto! E se avessi fallito? Altre risorse non ne avevo a disposizione.
Al suo ritorno, il padrone chiamò tutti, uno per uno e io mi misi in fila, tenendo scrupolosamente tra mani quel piccolo tesoro, ancora sporco di terra. Giunse il mio turno. Tremavo come una fogliolina allo spirare del vento. «E tu?», mi disse con autorevolezza; «Beh, a me hai dato un solo talento, ma temevo di perderlo, così l’ho nascosto sotto terra, eccolo, è tuo».
Tenevo gli occhi bassi, non osavo guardare il volto del padrone. Cercai di sbirciare in su e, incrociando i suoi occhi, compresi: avevo perso l’unica occasione importante. Ammutolii, ormai era troppo tardi.