L’evangelista Marco è tra i vangeli sinottici il più sobrio nel riferire il tempo di prova che Gesù attraversò nel deserto. In qualche modo, anche la forma del racconto, così asciutta, ci introduce in quello spazio di essenzialità, silenzio e nudità che il deserto della Quaresima ci chiede di vivere.

Situare l’episodio delle tentazioni proprio all’inizio di tutta l’attività pubblica di Gesù, dice che anche per lui l’esperienza della debolezza contraddistinguerà la vocazione e la missione. Essere stato proclamato Figlio prediletto al Giordano non lo ha esonerato dall’essere tentato, dal sentire anch’egli “esposta” la sua libertà.

Ma «proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, egli è ora in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova».