Il brano del vangelo di Matteo che oggi la liturgia ci propone per la festa di santa Elisabetta di Ungheria ci aiuta a guardare alla storia con gli occhi di Dio.

Le realtà della povertà, della malattia, della prigionia, della sete e della fame assumono un nuovo aspetto: da luoghi di maledizione diventano luoghi dove è possibile incontrare il Signore. Elisabetta ha compreso che non si trattava solo di compiere opere di bene, per le quali avrebbe potuto semplicemente dare dei finanziamenti. Ha capito che la carne sofferente di tanti uomini e donne è la carne di Cristo e solo toccando quella carne era possibile incontrare Dio.

Non siamo noi a salvare i poveri, sono i poveri che ci donano di conoscere il volto di Dio e fare esperienza della sua prossimità.