Sì, tutto qui. Ma è quanto basta per il compiersi del miracolo.
Perché l’amore possa tornare a scorrere nelle mie vene e fare della vita una festa, Dio mi chiede semplicemente di riempire la mia anfora. Vivere in pienezza; riempire di vita la mia esistenza attuale (per quanto fragile, fredda, vuota, sbagliata…) della cosa più semplice: acqua. Di quotidiana normalità. E di presentarla a lui, perché la possa trasformare in meraviglia.
A Cana si celebra l’unione tra la mia povertà e la sua ricchezza. Il vino che dà gioia scaturisce da questo incontro; Dio non ricrea dal nulla la mia vita: la trasforma. È l’acqua ad essere trasformata in vino. Dio ha bisogno qualcosa di già dato per poter compiere la sua opera. Ha bisogno della mia umanità, per me un nulla, per lui preziosissima.