Sono il frutto che rimane, sono la luce di carità che è brillata tra le tenebre di morte del campo di sterminio nell’agosto del 1941 e che tornò a brillare lo stesso mese del 1942 con Teresa Benedetta.

Sono il frutto dell’albero della croce, dove Gesù ha donato la vita per i propri amici, dando origine a quel fiume d’amore che continua a scorrere anche nelle zone più aride e oscure della storia. Sono la luce della risurrezione, che fa nascere la speranza anche dove la folle superbia e il gelido cinismo disprezzano e distruggono la vita.

Come disse il papa suo compatriota: «Massimiliano non morì ma “diede la vita per il fratello”: egli da sé si offrì alla morte per amore. Proprio per questo la sua morte divenne un segno di vittoria su tutto l’odio verso l’uomo da parte di ciò che è divino nell’uomo».