Curioso. La preghiera non è dire parole mie al Signore. Anche se viene molto facile pensarlo: la preghiera, spazio così intimo, personale, è qualcosa che parte da me, è roba mia, è il mio dialogare con Dio…

Non è proprio così: il centro non sono io. Pregare è fare mie le parole di un altro, Gesù; entrare nelle sue parole, narrazione di uno stile. Innamorarmi del suo stile così divinamente umano e umanizzante. Immergermi dentro il suo modo di sentire la vita, di annusare l’aria, di camminare nella città. Mettermi in ascolto del suo modo di abitare la relazione con il Padre, i suoi discepoli, gli ultimi della fila.

Gustando la sorpresa di ritrovare dentro quelle parole niente di meno che me stesso: tutto di me: i miei aneliti, le mie domande, i miei grazie. La mia gioia di essere figlio.