È la terza volta che vengo nominato: prima dal padre, che decreta il mio sacrificio, poi dal servo, che mi cita come notizia importante, e ora dal fratello maggiore scandalizzato.

Anche lui non ha capito nulla del padre: il minore se n’era andato convinto di trovare la libertà lontano da chi sentiva come un peso; questo era rimasto, ma con la mentalità di un salariato meschino e geloso. Così in chi ritorna non vede il fratello, ma il figlio sciagurato del padrone, indegno di tanta festosa accoglienza. Sarei io l’unico a dovermi lamentare, perché mi hanno fatto la festa in un altro senso, ma tanto prima o poi sarebbe successo, visto come mi allevavano.

Meglio allora in questa occasione straordinaria, quasi come simbolo del sacrificio del Figlio dato per riscattare i figli perduti.