I due brani della liturgia di oggi appaiono quasi contrapposti.

Nel racconto della Genesi gli occhi di Adamo ed Eva si aprono non alla conoscenza del bene e del male, ma alla constatazione della propria fragilità, del proprio essere creature e dunque non certo uguali a Dio. Un’apertura che diviene chiusura, perché fa nascere la paura all’udire «il rumore dei passi del Signore Dio».

Il vangelo narra invece il passaggio opposto: la chiusura comunicativa del sordomuto che porta all’impossibilità di «parlare correttamente», viene superata indicando la strada per recuperare la sua dignità di uomo. Anche i gesti che Gesù compie su quest’uomo non sono casuali, ma richiamano i gesti con cui Dio crea.

Solo se ricreati in Cristo, possiamo vivere pienamente da uomini: a noi la scelta.