Non è una faccenda tutta loro, tra Gesù e Dio: uno muore, l’altro lo fa risorgere e, ricomposta la loro unità divina, noi restiamo fuori.

Invece è per noi che tutto accade; altrimenti sarebbe solo fatica sprecata. Il Padre ci manda il Figlio perché attraverso la sua vita, la sua morte, la sua risurrezione capiamo davvero a cosa noi siamo chiamati: alla comunione con un Dio che è fatto così; la cui unica preoccupazione è tutta rivolta a riscattare la nostra ignoranza, ad illuminare il buio delle nostre paure.

Perché noi, folgorati dalla potenza di questa verità, diventiamo capaci di dirlo agli altri; disposti a morire, se necessario, per proclamare ai fratelli chi è il nostro Dio.